Social Impact Investing: le sfide del XXI secolo e la situazione italiana
 /  Europa & Mondo / News / Social Impact Investing: le sfide del XXI secolo e la situazione italiana
Social Impact Investing: le sfide del XXI secolo e la situazione italiana

Social Impact Investing: le sfide del XXI secolo e la situazione italiana

di Gordon Abeiku Mensah

Introduzione

Le motivazioni che hanno portato alla Brexit, il fuoco che alimenta il ritorno del populismo e di visioni dicotomiche rispetto al progresso dei nostri giorni, oltre alla grande crisi della classe media, trovano risposta in un processo avviato da tempo che prende il nome di “Lento Declino del Welfare State”. Ossia di quel modello di stato che aveva come impostazione filosofica il fornire       e garantire diritti e servizi sociali, implementando come caratteristiche operative: assistenza sanitaria, pubblica istruzione, indennità di disoccupazione, sussidi familiari (in caso di accertato stato di povertà o bisogno), previdenza sociale (assistenza d’invalidità e di vecchiaia), accesso alle risorse culturali (biblioteche, musei, tempo libero) e difesa dell’ambiente naturale.

Un processo che non solo sembra inarrestabile, ma pare aver subito ulteriore accelerazione a seguito della grande crisi economico-finanziaria che ha colpito l’occidente propagandosi in tutto il globo. Se la risposta dal punto di vista politico elettorale è risultata essere il ritorno di una politica securitaria e identitaria, ai quesiti economico sociali sembra non essere ancora nata la pillola magica che tutto può sistemare.

Alla mancanza di risposte economiche di sistema da parte di una classe dirigente, in affanno in tutti gli stati chiave del panorama politico, sembra aver trovato una via il settore No-Profit. Negli ultimi anni a seguito di un sempre maggior dilagare di situazioni di degrado e marginalità sociale ed economica, e complice anche la morte del vecchio modello associazionistico che in Italia verteva su partiti di massa, sindacati ed altri corpi intermedi, il No-Profit è diventato un settore che risponde bene a tali esigenze con operazioni che hanno visto un’evoluzione da simil-filantropiche a programmazione ed implementazione di soluzioni socioeconomiche a lungo raggio. Arrivando in questo modo a creare attivamente lavoro, guadagno e valore aggiunto con un grande impatto sul territorio, dove ha capacità di rispondere nell’immediato a grandi quesiti che la politica nazionale e di sistema paese fatica a leggere, processare anche a causa dello “shorttermism” che ne influenza l’agenda.

Ad una sempre maggiore efficacia di questi progetti hanno risposto le organizzazioni internazionali e sovranazionali e le realtà private che vedono in questo non solo un “give back” sul territorio, ma una vera e propria occasione di investimento. A tutti questi gruppi che operano il Social Impact Investing, sta però mancando la voce più importante: lo stato Centrale, colui che per principio Costituzionale ha  una sua vocazione intrinseca: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” (Comma 2 dell’Art 3, Costituzione Italiana). Lo Stato è chiamato, per statuto, ad un’azione di impatto sistemico. Per meglio capire dove e come lo Stato possa, se non intervenire direttamente, almeno facilitare il Social Impact Investing mediante la legiferazione di binari precisi di attività per tutti gli operatori, con un chiaro occhio di riguardo e garanzia dei beneficiari di questo “investimento” è bene definire   che cos’è il Social Impact Investing.

Uno sguardo sul Social Impact Investing

Generare un rendimento economico per gli investitori e contemporaneamente collaborare allo sviluppo sociale e ambientale finanziando imprese ed organizzazioni in giro per il mondo. Sviluppare un impatto positivo misurabile. Queste sono le sfide del Social Impact Investing.

Non più strategie SRI volte ad individuare e selezionare società inserite in criteri ESG ma una scelta di campo ancora più specifica, ancora più sottile e attenta nella ricerca di realtà operanti in tutto il mondo e volte a migliorare intenzionalmente la situazione sociale e ambientale del mondo attraverso le proprie attività, i propri standard produttivi e un occhio di riguardo all’innovazione.

Il rendimento non diventa affatto un aspetto secondario dell’investimento e dipende dagli obiettivi degli investitori. Nemmeno la definizione e il raggiungimento di determinate metriche che permettano di valutare l’impatto sociale e ambientale generato rappresenta un carattere secondario ma anzi diventa una delle caratteristiche fondanti di questa strategia di finanza sostenibile. Una volta misurato, l’impatto viene infatti rendicontato e pubblicato tramite report. Non esiste un posto giusto o sbagliato dove il Social Impact  Investing  trova  compimento: le  sfide  del XXI secolo e la competizione globale nei settori più delicati e sensibili come la sostenibilità, le conservazione e l’utilizzo del territorio, la produzione e lo stoccaggio dell’energia insieme alla formazione di servizi basici universali in tutto il mondo dall’educazione all’assistenza sanitaria, rendono questa tematica di assoluto rilievo ed in costante espansione a livello internazionale.

Come detto, le parole chiave del Social Impact Investing sono:

  • Intenzionalità: dell’investitore e dell’investimento in sé, perché esso porti un autentico impatto positivo
  • Ritorno dell’investimento: un’attività di Social Impact Investing si esercita in aspettativa di un ritorno finanziario
  • Misurabilità dell’impatto: attraverso metriche e altri strumenti specifici è fondamentale tracciare e raccontare dell’impatto sociale e ambientale perseguito

Questa nuova finanza che analizza il mondo attraverso una nuova dimensione, non più unicamente e strettamente legata al rendimento in proporzione a valutazioni   di rischio, ma sociale ed ambientale. Un sistema nuovo, sperimentale, innovativo, inclusivo, sostenibile. Un sistema dove trovano posto molti e diversi attori nazionali ed internazionali: fondazioni bancarie, fondi d’investimento d’impresa, organi istituzionali, partnership tra il settore pubblico e quello privato (PPP), società filantropiche. Unire la dimensione di business alle esigenze sociali, interne ed esterne al proprio paese, diventa sempre più necessità e opportunità: è evidente l’interesse dei pubblici operatori nel favorire investimenti che producono un beneficio coerente con le finalità istituzionali e con un forte impatto sociale. Unire questa dimensione ad un ritorno dell’investimento e una misurazione delle performance positive della strategia favoriscono operazioni strutturate con forti potenzialità per tutte le parti coinvolte.

Il mercato è sempre più interessato a queste nuove strategie. Coniugare questa domanda con i suoi innumerevoli possibili sbocchi d’investimento è una delle sfide principali per chi vuole credere e sostenere questo dialogo proficuo e virtuoso, che necessita di strumenti e interpreti adeguati a rendere sempre più ricercato questo percorso di finanza sociale. Soprattutto in Italia.

Social Impact Investing e welfare: esigenze ed opportunità

Le sfide e le necessità del welfare dei cittadini italiani cambiano e si sviluppano ad un rimo molto superiore rispetto alle risposte fornite dalle istituzioni. Il modello del welfare state è in crisi e l’Italia, a causa di problemi strutturali, è uno dei paesi più colpiti da queste problematiche che attraversano tutto il mondo Occidentale, soprattutto nel post 2008.

Se la necessità è perseguire obiettivi conseguibili e tangibili, guidati dall’innovazione, attirando capitali e investitori a finanziare operazioni con un risvolto positivo nell’ottica sociale, il Social Impact Investing può rappresentare uno strumento chiave nell’affrontare le problematiche legate al welfare. Queste ultime non solo si rinnovano continuamente ma evolvono e si accrescono a causa della digital transformation che sta cambiando e rivoluzionerà radicalmente ogni aspetto della vita dei cittadini a cominciare dal mondo del lavoro. Non bisogna poi dimenticare l’impatto sul welfare delle profonde trasformazioni demografiche, nonché economico e culturali. Tutto il sistema è in bilico, con una povertà assoluta e relativa in continuo aumento ed una popolazione sempre più anziana e bisognosa di assistenza, in contrapposizione alla fetta di popolazione giovane sempre più tagliata fuori dal mondo economico a causa della disoccupazione giovanile.

È sempre più difficile per le famiglie colmare il vuoto sempre più vasto lasciato da gli operatori pubblici. Questa situazione complessa e in divenire necessita di nuovi scenari, nuove possibilità di risoluzione, necessita di impegno e capitali dedicati ad iniziative sociali per generare un cambiamento positivo. Il Social Impact Investing offre la possibilità di coniugare diversi percorsi d’investimento in molteplici campi differenti (ambiente, educazione, sanità, ecc…) con un ritorno economico ed   un impatto sociale ed ambientale misurabile e spendibile. Parliamo di un mercato in rapida crescita e con una naturale predisposizione alla trasparenza ed alla sostenibilità: anche in Italia c’è una crescita notevole in questa direzione.

Non si tratta di avere tutto e di averlo subito. I benefici del Social Impact Investing, a seconda dei percorsi d’investimento sviluppati, si palesano nel medio e sopratutto nel lungo periodo riuscendo a supportare le necessità degli attori istituzionali garantendo una copertura degli investimenti effettuati. In Italia sono molte le aree che potrebbero beneficiare di investimenti ad impatto sociale: l’universo dell’occupazione, l’istruzione in tutti i suoi livelli, le problematiche legate alla cura e all’assistenza degli anziani.

Guardando il tutto da una prospettiva internazionale è facile individuare le immense potenzialità di queste operazioni di finanza sociale. In tutto il mondo possiamo trovare molteplici situazioni critiche o in via di sviluppo che possono trarre grandi benefici dal Social Impact Investing e generare poi notevoli rendimenti.

Viviamo in un mondo carico di difficoltà ma al tempo stesso ricco di opportunità di crescita e innovazione. Per questo motivo le strategie che seguono questi canoni selettivi sono in grossa espansione. La stessa Unione Europea sta incentivando questo tipo di iniziative a risvolto sociale. Altri operatori internazionali come il G8, sin dal 2013, hanno capito l’importanza di questi investimenti finanziari ad alto impatto socio-ambientale che possono fungere da moltiplicatori del benessere economico-sociale di molteplici comunità. Per questo motivo, nello stesso anno, è nata la Social Impact Investment Taskforce.

 Un percorso virtuoso

Il Social Impact Investing può diventare la chiave di volta per garantire lo sviluppo e integrare i giovani nel mondo del lavoro, un sistema di finanza alternativa improntata a generare un impatto sociale che possa supportare il nostro sistema nazione. Una possibile via di successo per il nostro paese è il cammino degli SDGs delle Nazioni Unite come punto di riferimento. Con un approccio olistico essi pongono dei target comuni in cui tutti gli attori economici, politici e sociali sono chiamati a fare la loro parte. Il raggiungimento di questi obiettivi genera un benessere per tutti gli attori della vita sociale. È indubbio che l’Impact Investing gioca un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi essendo essi dipendenti da investimenti finanziari.

Facendo una comparazione delle attività degli altri principali paesi europei troviamo diverse applicazioni del Social Impact Investing: mentre in Inghilterra si è scelta la via dei Social Impact Bond, in Francia si è promossa l’innovazione nell’erogazione dei servizi sociali introducendo i “Contrat à impact social”, un meccanismo di finanziamento attraverso il quale la pubblica amministrazione avvia un  pay for success impegnandosi a rimborsare ed eventualmente anche a premiare investimenti in programmi sociali finanziati da privati in proporzione al raggiungimento di determinati risultati sociali determinati. Anche qui si evince la caratteristica chiave di questo tipo d’investimenti: oltre a generare un chiaro ritorno economico sono fortemente improntati alla misurabilità dell’impatto sociale, creando un ambiente economico estremamente vivo e dinamico e capace di agire come leva e moltiplicare ulteriori investimenti in un processo virtuoso circolare. La Francia sta cercando di risolvere una delle più grandi piaghe post 2008: la disoccupazione. I loro modelli di eccellenza nel Social Impact Investing sono sostegni economici distribuiti a progetti sociali volti al reinserimento lavorativo ed al supporto all’ingresso del mercato del lavoro.

 

Non bisogna tralasciare un elemento chiave: queste attività permettono ai governi di risparmiare sulle già esigue finanze destinate al welfare inglobando l’apporto privato che sicuramente beneficia di un ambiente socioeconomico attivo. Il beneficio economico non è soltanto legato alla generazione di un utile, soprattutto in una situazione stagnante e ferma economicamente, priva dell’apporto e l’incentivo all’occupazione e all’auto-imprenditoria soprattutto dei più giovani che blocca una delle più grandi leve economiche: la passione e la creatività.

 

Per generare investimenti bisogna creare e supportarne i presupposti. Bisogna porre le basi per chi necessità o avrà bisogno di credito, è fondamentale agire nella stimolazione di un tessuto imprenditoriale giovane e vivace ma che necessita di essere avviato. Il Social Impact Investing può essere una forma di kick-off di idee imprenditoriali giovani che oltre al supporto tecnico hanno bisogno di un ecosistema, di un ambiente favorevole non solo economicamente ma anche socialmente soprattutto nel loro stadio embrionale da poter poi supportare ulteriormente nelle fasi successive attraverso tutti gli altri strumenti e operatori economici conosciuti (Venture capitalism, business angel, ecc.…). Se io ho un ambiente con un welfare forte, grazie all’apporto della finanza sociale, il giovane si sente più sicuro e protetto nel diventare un attore protagonista del tessuto economico.

Per questo motivo attraverso il Social Impact Investing, rivolto in particolare ai giovani e alle loro idee imprenditoriali per riportare a galla una categoria sociale che si trova ai margini, per dare voce ad un ampio spettro di istanze fondamentali ma completamente dimenticate dal dibattito pubblico.

Permettere alle prossime generazioni di godere e prosperare in condizioni pari o migliori di quelle attuali è una delle sfide socio-ambientali per eccellenza. Su questo percorso si muovono i temi della sostenibilità e della trasparenza. Le persone maggiormente coinvolte nelle disuguaglianze intergenerazionali e che sentono sulla loro pelle questa sfida sono senza ombra di dubbio i giovani, chi meglio di questi possono proporre nuove idee imprenditoriali, ricche di consapevolezza ambientale e sociale per plasmare il futuro in un’ottica positiva?

 

Una proposta per l’Italia 2030

Una forma di youth empowerment può essere un’impact investment mirato ad un coinvolgimento sin da oggi a quelli che saranno gli attori economico-politici del futuro. Essi potranno, tramite questi strumenti, aiutare il Paese a risolvere fin da subito tutta una lunga serie di questioni sociali ed ambientali che li tocca da vicino e di cui saranno protagonisti un domani non troppo lontano.

Certamente questa vision, in Italia come nel resto del mondo, trova davanti a sé alcuni ostacoli: la disoccupazione giovanile molto alta causa una forte disaffezione alle sorti del Paese e della società nel suo complesso, lo spirito imprenditoriale è ai minimi storici anche a causa dell’altissimo rischio economico che attualmente non trova coperture.

Per questo motivo serve, oggi più che mai, una forma di Social Impact Investing rivolta ai giovani per favorire l’inclusione socioeconomica di questi ultimi, sbloccare le migliori idee e menti del Paese creando un argine al fenomeno dell’emigrazione giovanile. Molti indicatori europei dimostrano che i giovani italiani sono delle eccellenze nel campo della ricerca e dell’imprenditoria fuori dall’Italia, dove trovano un ambiente e degli incentivi economici capaci di tirare fuori le migliori idee, frutti dell’ottima formazione che ricevono in Italia, generando però un’utilità sociale, economica (e nel campo delle ricerche scientifiche anche ambientale) all’interno di paesi terzi. Non sarebbe bello favorire questi stessi presupposti nei nostri confini nazionali?

Ecco perché il Social Impact Investing, con un occhio di riguardo ai giovani, può creare il miglior e più efficiente impatto sociale nel nostro Paese, non solo garantendo un ritorno degli investimenti ma avendo come risultato quello di sprigionare la creatività di una generazione che rischia di perdersi sentendo la mancanza del supporto strategico che li costringe a tentare fortuna altrove. Bisogna quindi favorire idee imprenditoriali che generino utili a livello economico, freschezza nell’affrontare i problemi del domani legati alla digital transformation in atto attraverso la quarta rivoluzione industriale, con tutte tematiche ad essa annesse e che necessitano di proposte nuove e giovani, proposte bisognose di finanziamenti e di supporto. In Italia diventa quindi fondamentale privilegiare la questione generazionale: esistono varie forme in cui l’operatore finanziare sceglie strategicamente    il proprio investimento ad impatto sociale. Spesso vengono selezionati progetti che seguono standard o convenzioni internazionali, oppure attraverso la modalità “best in class” si opera una scelta dei migliori operatori, nel rispetto di specifici criteri socio-ambientali e organizzativi, inseriti all’interno di determinate categorie o settori di riferimento. Esiste anche la possibilità di scegliere dei temi particolari su cui investire (l’assistenza sanitaria, i cambiamenti climatici, ecc.…). La proposta più utile al panorama italiano deve essere quindi fortemente incentrata sugli investimenti legati ai giovani, dando loro gli strumenti economici e di empowerment che gli permettano di sviluppare fino in fondo le loro idee per il XXI secolo.

iMille.org – Direttore Raoul Minetti
Condividi:

Leave a comment

Your email address will not be published. Required fields are marked.*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.