martedì
30 OttDove sono i giovani?
di Corrado Truffi.
Ossia, brevi riflessioni su pensioni, cambiamento climatico e declino italiano
Il 27 ottobre sono stato in Piazza del Campidoglio per l’iniziativa #romadicebasta. Piazza pienissima, iniziativa auto organizzata perfettamente riuscita. Ma la piazza, indubbiamente, era piena di una nettissima prevalenza di teste bianche o grigie, e solo una minoranza di giovani. La manifestazione del PD del 30 settembre a Piazza del Popolo ha visto una certa presenza organizzata di giovani democratici ma, anche in quel caso, le teste grigie prevalevano nettamente. E perfino la Leopolda, che nove anni fa era il luogo d’incontro d’elezione dei trentenni di sinistra, è ormai un evento a prevalenza anziana.
La più frequente accusa – o presa in giro – alle recenti iniziative dell’opposizione e del PD, è proprio quella di rappresentare solo il passato, di avere un’età media di settanta anni, come ha scritto qualche acido commentatore su Facebook a proposito della protesta contro la giunta Raggi.
La cosa è tanto più paradossale se si pensa allo sforzo costante del PD e dell’opposizione di sinistra di proporre soluzioni orientate al futuro e ai giovani, e al fatto che la critica principale al governo gialloverde è proprio che stanno facendo politiche da ladri di futuro: scassare i conti pubblici per dare pensioni e redditi a pioggia è esattamente un modo perfetto per peggiorare la situazione dei nostri giovani e delle future generazioni. Giovani che pure, sembra abbiano votato in massa proprio per chi sta affossando il loro futuro e che, allo stato attuale, non sembra abbiano alcuna intenzione di ribellarsi di fronte alle numerose promesse più o meno tradite.
Ecco, io azzarderei una spiegazione di questa situazione che, a me sembra, è più di sfiducia globale nel mondo e nel futuro, che non di convinzione gialloverde che, probabilmente non c’è o è anch’essa molto più minoritaria di quanto si pensi.
Ci sono due cose che mi colpiscono in molti giovani con cui mi capita di parlare e che, probabilmente, spiegano molto di come siamo messi (male).
Nel mio ambiente lavorativo, dove per fortuna almeno per ora le cose vanno bene e ci siamo trovati ad assumere un bel po’ di ragazzi, a tempo determinato o indeterminato, non sono riuscito a convincere nessuno di loro a stipulare la pensione integrativa con il fondo contrattuale. Il discorso che mi fanno tutti – l’avrete sentito anche voi – è del tipo “tanto noi la pensione non l’avremo mai”. A prescindere dal fatto che proprio se fosse vero che loro la pensione non l’avranno mai, dovrebbero correre ai ripari con quella integrativa, la cosa che mi colpisce è che questo vero e proprio mantra blocca a priori qualsiasi ragionamento: si tratta di fatalismo allo stato puro, senza nessun tentativo o speranza di cambiare in qualche modo lo stato delle cose presenti.
Esattamente identico è l’atteggiamento rispetto al cambiamento climatico. Anche in questo caso, la consapevolezza della sua realtà, che in altri tempi e in altri luoghi (penso alla Baviera) si è tramutata in azione, qui sembra convertirsi nella semplice attesa dell’inevitabile: non possiamo farci niente, non faremo mai in tempo a invertire la rotta, sono problemi troppo grandi e, quindi, meglio non pensarci.
Se il pensiero dominante fra i giovani segue queste linee, è facile capire perché le manifestazioni sono piene di teste grigie, e perché l’Italia è preda di un calo demografico così feroce e veloce, che è un modo perfetto di avvitarsi nel declino.
Non so se e come ne usciremo, però credo che la cosa più importante oggi è l’attenzione che si deve dare a ricostruire fra i giovani un qualche metro di cauto ottimismo, a spiegare che le soluzioni esistono sempre, anche se magari sono difficili, che la storia non è un fatale movimento del destino ma dipende in qualche misura da ciascuno di noi.
(Ovviamente, so che il mio è un discorso generale e generalizzante, so bene che ci sono giovani impegnati, tutta l’esperienza del premio Jo Cox è lì a dimostrarlo. E tuttavia, quanto pesano piccoli gruppetti illuminati rispetto alla tendenza generale, che mi sembra evidentissima?)
[…] *pubblicato sulla rivista iMille […]