giovedì
15 MarL’utopia del reddito di cittadinanza
di Emidio Picariello.
Forse dovremmo cominciare a prendere in considerazione l’ipotesi che il reddito di cittadinanza non sia una cattiva idea a prescindere. Il reddito di cittadinanza sono dei soldi che si ricevono per il solo fatto di essere cittadini di una nazione. Ecco, ipotizziamo che ci siano le risorse per fare un’operazione del genere, per dare a tutti i 46 milioni e mezzo di italiani maggiorenni una cifra mensile. Ipotizziamo di riuscire a dare a tutti un reddito che consenta almeno la sopravvivenza, diciamo 780 euro al mese, per esemplificare con una cifra di cui si è parlato in questi giorni. Mettiamo che davvero, vivendo in una piccola casa in provincia, limitando le spese, con questi soldi si possa vivere. Il reddito di cittadinanza – per essere tale – non dovrebbe essere sottoposto a nessuna condizione: dunque chi lavora e guadagna 1000 euro al mese potrebbe contare su 1780 euro al mese. Quindi chiunque potrebbe scegliere se lavorare o non lavorare, se vivere del reddito di sussistenza oppure se ambire a una posizione economica più confortevole.
Ecco, rispetto a questo scenario non credo che ci sia niente da ridere, se ci sono delle persone che chiedono informazioni su questa possibilità. Certo, oltre a essere economicamente insostenibile, a oggi nessuna forza politica ha fatto una proposta del genere, ma ci arriviamo. In realtà credo che non ci sia proprio niente neppure da essere sbeffeggianti, né nei confronti di chi vive in una condizione di reale necessità, né nei confronti di chi vorrebbe vivere senza fare niente. Basta rifletterci un attimo: a parte la necessità, cos’è che spinge le persone a lavorare? Non è affatto vero che il lavoro nobilita l’uomo, il lavoro nobilita l’uomo solo perché lo rende un membro accettato e rispettoso delle regole della propria comunità. Ma se le regole fossero che per vivere indipendentemente non è necessario fare nulla, ma lo Stato ti può dare tutto quello di cui hai bisogno, perché mai non dovrebbe essere accettata come naturale questa condizione? Se si potesse vivere per sempre, sarebbe egoismo desiderarlo? E non eliminerebbe, il reddito di cittadinanza, la povertà senza al contempo ostacolare la ricchezza? Sarebbe perfetto e non c’è niente di male nel sognarlo. In reddito di cittadinanza non toglierebbe nulla neppure a chi si vuole realizzare attraverso il lavoro, a chi è spinto a lavorare non dalla sola necessità, perché potrebbe comunque continuare a farlo.
Ma ovviamente è irrealizzabile. Nessun Governo può recuperare le risorse che servirebbero, se si considera che una finanziaria vale circa 30 miliardi. Oltre a questo andrebbe calcolato che cosa potrebbe accadere all’inflazione, immettendo questa enorme quantità di denaro circolante. Il pil vale meno di 2000 miliardi l’anno. Come ci si procura quasi un quarto dell’intero PIL dello Stato per redistribuirlo? Insomma: vivere per sempre sarebbe molto bello, ma non si può fare. Avere un reddito di cittadinanza sarebbe molto bello, ma non si può fare.
Detto questo, si apra la discussione: permettere a tutti di vivere senza lavorare è giusto? Ritengo che sia una discussione stimolante, l’importante è che non si creda che si tratta di una discussione su qualcosa di realmente possibile.
Arriviamo invece alle promesse del M5S, al REI e alle ipotetiche – indovinate? non era vero – file ai CAF. Quello che propone il M5S non è un reddito di cittadinanza, ma è molto più simile a quello che ha fatto il Governo Gentiloni con il REI, sono misure di contrasto alla povertà e dunque non sono per tutti: nel caso del REI riguardano solo nuclei familiari con minorenni o 55 disoccupati ed erogano alcune centinaia di Euro al mese, nel caso del Reddito di Cittadinanza [che non lo è, l’abbiamo detto] del M5S invece si parla di una misura di 780 euro al mese a disposizione di disoccupati disponibili a lavorare per alcune ore per la comunità e al contempo ad accettare uno dei primi tre lavori che gli verranno eventualmente proposti. Stiamo parlando di misure completamente diverse con coperture completamente diverse e significati economici completamente diversi.
Non da oggi ritengo che prendere in giro, in politica, è sbagliato e non posso essere d’accordo con chi si è avventato contro le persone che sono andate al CAF subito dopo le elezioni per capire se e in che tempi avrebbero potuto percepire un reddito. Sia che credessero a quella che abbiamo visto essere una favola del reddito di cittadinanza, sia che fossero lì per capire come alleviare una situazione di povertà, farsene beffe non è una buona idea.
iMille.org – Direttore Raoul Minetti
2 comments
Una forma di sostegno economico agli incapienti esiste praticamente ovunque nel continente europeo eccetto che in Italia e Grecia – ma in realtà persino i greci stanno superando il problema. Le forme e gli importi sono assai diversificati, ma il concetto di fondo è sempre simile; la letteratura sul tema non manca.
Noi italiani abbiamo fatto scelte diverse. Ad ognuno di noi il dovere di giudicare se si si trattato di scelte intelligenti o meno.
Però esisteva anche in Italia (la cosidetta “disoccupazione”) e di recente il governo Gentiloni ha varato il REI, quindi uno strumento ancora più accurato. Ma appunto il reddito di cittadidanza è un’altra cosa.