Chi salva una vita salva il mondo intero. Le voci di Varsavia raccontano Irena Sandler

Italia Fiore e’ la Menzione Speciale Diritti e Legge del Premio Helen Joanne “Jo” Cox per Studi sull’Europa, edizione 2018. Ilaria ha conseguito la laurea magistrale a pieni voti presso l’Universita’ di Bologna con una tesi sulla straordinaria lezione di umanita’ e tolleranza di Irena Sandler nella Polonia delle persecuzioni anti-semitiche. Tutta il percorso di studi e esperienze di Ilaria si contraddistingue per la passione per il tema dell’ integrazione e della tolleranza nella societa’ europea multietnica e multiculturale.

di Ilaria Fiore.

Ho sempre creduto nell’importanza di scrivere una tesi di laurea di forte impatto emotivo e di grande utilità sociale. Dal lavoro di Tesi Triennale è nato Tashkent, diario di bordo, un libro che sarà pubblicato a breve e che racconta il mio viaggio in Uzbekistan durante una missione umanitaria. Per scrivere la Tesi Magistrale, invece, mi sono recata per quattro mesi nella città di Varsavia per svolgere un accurato lavoro di ricerca. Da esso vorrei che nasca il primo documentario italiano su Irena Sendler.

“We agree on one thing: there is nothing ethical about standing to one side when civilians are being murdered and maimed. There was no excuse in Bosnia, nor Rwanda and there isn’t now”. Queste le parole di Jo Cox. Queste le parole di una donna che tendeva la sua mano ai più bisognosi senza fare alcun tipo di distinzione sociale, politica o religiosa. La sua vita, il suo operato e la sua ideologia rispecchiano quelli di un’altra importante donna della Storia Contemporanea: Irena Sendler.

Durante la seconda guerra mondiale, la Polonia è stato l’unico Paese ad aver promulgato una legge ad hoc per condannare a morte chiunque aiutava gli ebrei. Nonostante ciò, Irena Sendler, donna polacca ma cattolica, ha messo a rischio la sua vita ogni giorno pur di salvarli.

Il mio lavoro di tesi nasce da un’accurata ricerca svolta per quattro mesi nella città di Varsavia, tra archivi, musei e testimonianze di chi ha conosciuto personalmente questa grande eroina o, ancor di più, di chi a lei deve la sua vita, come Elżbieta Ficowska. Durante una delle nostre numerose conversazioni, Elżbieta mi ha detto: “Irena non ha salvato solo me perché io ho avuto una figlia e mia figlia, a sua volta, tre meravigliosi figli. Irena ha salvato tutti noi”.

“Chi salva una vita salva il mondo intero”, una frase tratta dal Talmud che rappresenta al meglio la storia di una donna che è l’emblema dell’integrazione sociale, un esempio da imitare; oggi più che mai. Difatti, la storia di Irena Sendler e del popolo ebraico non è un capitolo chiuso: oggi bisogna ancora combattere per superare l’enorme ostacolo delle discriminazioni; oggi ci sono ancora popoli in fuga, in cerca di pace. La storia degli ebrei è un terribile esempio d’ostacolo all’integrazione tra i popoli tutti; è un esempio di Storia che, purtroppo, continua a ripetersi. È necessario riflettere su questo nefando scorcio del nostro passato affinché l’Europa diventi finalmente un continente abitato da un sol popolo: l’Uomo.

Herbert Fisher ha concluso il suo terzo volume di Storia d’Europa con questo augurio: “Possano le generazioni future chiudere le fratture, sanare le ferite e restaurare il nostro tesoro dissipato d’umanità, tolleranza e buona senso”. La storia di Irena Sendler necessita di essere divulgata in tutto il mondo per diventare un modello per noi tutti. Io, nel mio piccolo, cercherò di farlo partendo dal mio Paese perché credo che la costruzione di una vera Europa cominci dalla propria “casa”; dalle piccole cose; dalla quotidianità.