mercoledì
13 DicL’effervescenza collettiva non sposta voti
di Silvia Grossi.
Guardando al palcoscenico politico degli ultimi giorni mi è tornato alla mente il concetto di “effervescenza collettiva”, fondato da Durkheim e ripreso da altri, tra cui Goffman.
Si tratta di un concetto cardine nell’interpretazione antropologica dei rituali che fondano una comunità e che ne replicano periodicamente i cardini sui quali si basa.
E’ un fase di passaggio che parla ai componenti, dunque, di una data comunità, e non ad altri.
Ed ovviamente è un momento altamente simbolico, nel corso del quale i membri del gruppo, tutti insieme, si esaltano nel riconoscimento di simbologie che parlano alla loro comunità e non ad altre.
Ecco, non ad altre.
Ecco perché ritengo che la battaglia mediatica che si sta dibattendo sui social e che riguarda l’interpretazione della simbologia sottostante i loghi di partito, vecchi e nuovi, sia un inutile spreco di energie.
Questa diatriba è, infatti, del tutto inutile per la campagna elettorale perché non sposterà alcun voto in una direzione o nell’altra. I simboli di partito parlano, infatti, esclusivamente alla comunità che li riconosce come appartenenti alla propria cultura.
E non è certamente il simbolo a costruire la cultura, in primis, ma la cultura stessa, già preordinata, a dotarsi di simboli riconoscibili per sé stessa. Tanto è vero che quando la cultura cambia, il simbolo si adatta. E la cultura cambia talmente le sue dinamiche da ricostruire parti di sé altrove, come nella nascita di nuovi partiti, costole di quelli più grandi.
Per questo motivo, stabilire il senso di una “e” o di un ramo di ulivo ha efficacia esclusivamente per chi si riconosce già in ciò che è nato e che già c’era.
Non si sposterà un voto avanti e indietro solo arrovellandosi sui significati simbolici.
I quali, come detto precedentemente, sono riconosciuti nel momento in cui si scatena l’ ”effervescenza collettiva”, quella dinamica in cui tutti insieme si avverte una fonte di sicurezza e di identificazione che è quella e quella solamente.
E, certamente, l’ ”effervescenza collettiva” non è controllabile. E’ utile, semmai, a distogliere lo sguardo dal resto del panorama. Nel caso politico, spesso, è costruita ad arte per distogliere l’attenzione dai contenuti. Ed è questo, semmai, il vero dramma sociale. Non quello simbolico. Ma quello relativo all’incapacità di focalizzare l’attenzione sui grandi temi e sulle emergenze sociali.
E’ presto per dirlo, la strada elettorale è molto lunga e complessa, quindi speriamo non sia così.
iMille.org – Direttore Raoul Minetti
[…] *pubblicato sulla rivista iMille […]